La crisi attuale dell'Unione europea viene da lontano, essendo inscritta negli atti fondatori delle prime comunità. Il rifiuto pregiudiziale di un'Europa politica, pur comprensibile all'epoca - in un continente che era stato dilaniato e impoverito da una guerra diventata presto un conflitto di ideologie -, si è trasformato negli anni in un micidiale fattore di impotenza. Terra 'liquida' di conquista per interessi di natura finanziaria al servizio della volontà di potenza di altre entità, dagli Usa ai paesi arabi alla Cina, l'Europa si avvia verso il suo ineluttabile tramonto. L'egemonia tedesca legittimata dalle sentenze 'sovraniste' della Corte costituzionale federale si sta rivelando essa stessa, per la sua mancanza di visione strategica complessiva, un ulteriore elemento di divisione e di scontento. L'Europa vive da sempre "sotto gli occhi dei Russi" (Carl Schmitt), ma si agita scompostamente tra la sua incapacità di fare fronte alle crisi migratorie, il culto della concorrenza economica e le retoriche dei diritti dell'uomo, sanzionando commercialmente la Russia, ma dando spazio alle mire politiche della Turchia neo-ottomana.