Ripugnante, blasfema, inutilmente provocatoria: con queste parole - affilate e perentorie - veniva giudicata, fino a non moltissimi anni fa, la proposta di consentire l'uso di testimonianze anonime nel processo penale. Poi, un'accelerazione: la legge 13 agosto 2010, n. 136 ha inserito all'art. 497 del codice di rito un comma 2-bis, che prevede, a beneficio degli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria impiegati in attività sotto copertura, una peculiare forma di deposizione "mascherata", resa dietro lo schermo di un'identità fittizia. Esplorando la genesi, la portata e le implicazioni di questa stravagante e inedita scelta legislativa, il volume mette a fuoco una disposizione che tende a rimanere ai margini del dibattito, sia in giurisprudenza sia in dottrina, e mostra quali - e quanto delicati - siano gli equilibri che in essa si riflettono.