«Il contesto e l'esito delle elezioni del 25 settembre 2022 si possono sintetizzare in meno di 500 parole, se il racconto inizia dai primi di agosto; se invece si introduce un confronto diacronico con le elezioni di quattro anni e mezzo prima, si notano cambiamenti straordinari e fenomeni allora impensabili. Se poi si allunga lo sguardo partendo dalla metà degli anni Novanta si capisce che le elezioni del 2022 riflettono eredità dell'ultimo decennio destinate a segnare ancora a lungo, in maniera asimmetrica, a sinistra più che a destra, la politica italiana» Era chiaro che di fronte ad avversari divisi il centrodestra avrebbe vinto a mani basse le elezioni del 2022. Allora perché i protagonisti dell'ipotizzato «campo largo» (Conte, Letta, Calenda) non hanno voluto o non sono riusciti a trovare un accordo? Intorno a quali temi e con quali obiettivi si è svolta la strana campagna estiva del 2022? Quali categorie di elettori hanno disertato le urne decretando il calo più vistoso della partecipazione tra una elezione e la precedente di tutta la storia repubblicana? Alla fine, quale impatto ha avuto il sistema elettorale combinato con la riduzione del numero dei parlamentari? E come è cambiata la classe parlamentare ora ridotta numericamente? Da dove sono arrivati i voti guadagnati da FdI e ricevuti dal cosiddetto «terzo polo»? Dove sono andati quelli persi dal M5s? Ma soprattutto, qual è la nuova geografia politica italiana? Quanto sono distanti (o vicini) gli elettorati dei vari partiti sulla transizione energetica o sui diritti civili, sul presidenzialismo o sulla gestione delle grandi crisi globali, dalla pandemia all'invasione russa in Ucraina? Quanto promette di rimanere coesa la maggioranza parlamentare di centrodestra sulle scelte di fondo? E quanto sarà difficile, dall'altra parte, ricucire i pezzi del «polo assente»?