Solitamente le grandi trasformazioni, le cesure, le transizioni, sono decodificate a posteriori dagli studiosi che ne valutano l'impatto sulla vita degli uomini, delle società, degli Stati e che le etichettano, spesso dopo decenni dagli accadimenti, con il nome di rivoluzioni. La rivoluzione digitale è stata, invece, immediatamente percepita dai contemporanei che ne hanno colto subito la portata, a partire dai comportamenti individuali, provocando dei cambiamenti inarrestabili, ancora in atto, e che stanno investendo e interessando tutti gli aspetti del vivere: da quelli economici a quelli politici; dalle relazioni sociali al modo di collocare sé stessi nel mondo; dalle attività lavorative a quelle ludiche e ricreative; dal pensiero al linguaggio; dal diritto ai rapporti internazionali. Il problema di questa ultima rivoluzione è il suo governo. Errore di partenza è stato pensare internet simile a un parco giochi cui tutti accedono senza nessun controllo. Ma ora è tempo, anziché abbandonarsi a paure distopiche, con gli strumenti della multidisciplinarità propri delle scienze della politica, di vedere, capire e cercare di indirizzare, questo mondo che sta radicalmente mutando.