"Francisco Soriano costruisce il suo testo sul modello ideale di un itinerario, che ha per guida e per meta l'amore, come del resto si annuncia nell'epigrafe di ingresso, dalle suggestioni ungarettiane. Si raggiunge una stazione come di sosta, e si apre un flash-back, nell'alveo della corrente poematica: affiorano il dolore per una odiosa oppressione che soffoca la divinità dell'uomo, la viltà lacerante di un tradimento avvenuto e della menzogna, il male per una restrizione che piaga le carni." (Marcello Carlino)