I rumori della memoria è una silloge di poesie scritte durante il lockdown. Sono sentieri tratteggiati dalla penna, che ritraggono i momenti di disorientamento esistenziale vissuti. Scoprono i brandelli dell'inquietudine, disegnando scorci della silente solitudine con immagini profferte dalla contemplazione della Natura. I testi, cadenzati dalla cronologia delle date più salienti dei fatti storici, spaziano dall'illustrazione dei luoghi statici dei ricordi alla narrazione di riflessioni personali, evidenziate da note di impegno sociale. In essi si celebra il silenzio come un'opportunità di ascoltare il proprio sé interiore. Il linguaggio è rinchiuso in versi liberi, talvolta in rima. L'uso delle metafore, dei suoni silvestri soffusi e delle pause poetiche catturano le immagini degli spazi vuoti ed aiutano a visualizzare nella mente l'impulso sia nostalgico della memoria, sia amaro dell'isolamento imposto. Ogni poesia, prendendo spunto da un verso di un autore, rielabora la volontà di resilienza, a dispetto di un mondo che stava cadendo a pezzi.