«Questa è la terza silloge del poeta marchigiano: un punto di arrivo e di sosta, il traguardo di dieci anni di tenace ricerca, in equilibrio formale e di contenuti tra sperimentazione linguistico-sonora e immersione nella radice più autentica della lirica contemporanea. "Dai sentieri divorati" rappresenta uno sguardo dentro e nel contempo fuori dell'io poetante, che osserva, registra e critica il reale, ma si tuffa altresì nell'abbraccio tonificante del sentimento amoroso, in incessante affidamento all'energia che scaturisce dalla passione per la comprensione dell'Altro.» (Dalla Postfazione di Roberto R. Corsi)