Nel 1348 un terremoto sconvolse il Friuli e poco dopo la peste spazzò l'Europa con violenza, tanto che, ad Avignone, il papa Clemente VI per proteggersi stette seduto tra due fuochi per tutta la durata della pandemia. A questo evento storico è dedicata la prima poesia che, metafora di quello che l'autrice ha vissuto mentre scriveva, fa da prologo alle cinque parti di questa raccolta in cui Anja Kampmann mostra il suo grande talento e la sua capacità di raccontare, con i versi, il mondo in cui viviamo. Quest'epoca definita antropocene, in cui l'uomo ha influenzato in modo permanente, e spesso tragico, il nostro pianeta e gli altri esseri viventi; ma Kampmann evoca anche la sua infanzia nel nord della Germania, i traumi della storia, e lo fa sempre senza dare giudizi, ma solo trasformando in poesia ciò che la circonda. Settantadue componimenti in versi liberi che parlano di noi e del nostro tempo, di donne e uomini, ragazze e ragazzi, ma anche di ambiente, d'infanzia, di passato, di futuro e di nostalgia, scritte con lo sguardo di un'osservatrice attenta, distante ma empatica, in grado di raccontare gli orrori del passato e del presente, ma anche l'amore e la vita.