'U suli a chini vidi scarfa è la silloge lirica con cui Francesco Guadagnuolo si apre ai lettori, miscelando sapientemente una diglossia linguistica, composta di vernacolo, idiotismi dialettali e lingua italiana. L'autore riesce a rimandare sensazioni molto contrastanti, facendo del dualismo della vita una rilettura duale e non antitetica dell'esistenza umana: da una parte il bene e dall'altra il male, mediati senza eccessi in una coincidentia oppositorum. La sua penna ci conduce nel vivo delle emozioni, toccando in modo profondo argomenti diversi (lo stupore per la bellezza di un tramonto, un incontro particolare, l'amicizia, la scuola, i professori, l'amore e il rispetto della natura, l'amore tra un uomo e una donna, la tragedia degli otto ciclisti e poi in dialetto: i lavori dei campi, la vendemmia, le feste trascorse coi nonni, le tradizioni e i giochi di una volta, l'uccisione del maiale, le grispelle, questioni climatiche con ripercussioni planetarie, la pandemia e così via): un affresco corale della realtà cittadina, nella polifonia delle voci più rappresentative della sua formazione.