Lui non è mai stato tipo da ristorante o discoteca. Prima di sposarla, la portava al cinema per sedurla parlandole ininterrottamente, per legarla a sé, di progetti che già sapeva velleitari, terrorizzato di vederla scappare se avesse capito l'eroe mancato che era. Lei ci ha creduto troppo, invece, e dopo il matrimonio e la nascita dei figli gli rimprovera di avere abbandonato sogni e aspirazioni che a lui, adesso, sembra di non avere avuto mai. Il senso di colpa nel corso degli anni ha scavato un rigagnolo infetto che ha intorbidato l'intenzione di una vita felice. A rendere assoluta la sconfitta del protagonista non è il non potersi permettere di portare sua moglie a cena e i figli al parco divertimenti, ma il fatto di avere pensato che il suo amore e le sue storie sarebbero potuti bastare. Con "Sotto la città", Daniele Petruccioli, grazie a un linguaggio che cattura i sentimenti in circostanze disagevoli, racconta con candida ferocia la complessa semplicità degli ultimi.