In questi racconti, Piero Grima asseconda un desiderio solitario e silenzioso, quasi timoroso, di andare incontro ai suoi passati, non per una melanconica nostalgia rievocativa ma per dare ai lettori - specialmente ai più giovani - un caleidoscopico panorama della vita che è stata in un paese del Sud nella metà del secolo scorso, quando la tecnologia e il materialismo non avevano ancora completamente inquinato l'anima delle genti. I protagonisti di queste storie si stagliano a somiglianza di personaggi omerici degni di rispettosi e doverosi onori: la signorina Agnese della caffetteria che rinuncia alla sua giovinezza per affermarsi come valida imprenditrice, don Fefè che, dal nascere figlio di un capraro, diventa un accorsato farmacista, le due vecchie sorelle, il fornaio Nano, l'erbivendola Violante, il farmacista don Vito pieno di amarezze e delusioni, rappresentano tutti esempi indimenticabili di dignità e di antica saggezza.