Al centro del romanzo vi è la rivisitazione del dramma inesploso di una terra mitica, misteriosa, affascinante: la Lucania. Nel periodo che va dal 1931 al 1964, attraverso gli occhi di Don Augusto, un ecclesiastico sui generis che approda a occupare la dignità dell'arcipretura in un paesino dell'entroterra materano, sfilano le inquadrature arroventate e favolose di anime convulse, le tragedie quotidiane di un popolo, il dramma dell'emigrazione. Tutto ripreso attraverso i macroscopici fenomeni della povertà, della ristrettezza culturale e della difficile fase della ricostruzione. In questo scenario, il religioso ha modo di conoscere l'unico amore terreno della sua vita, la nobildonna Clotilde, sorella del podestà del luogo. È amore a prima vista. È tormento. Attesa. Desiderio. Avversità. In questi luoghi Don Augusto riscopre la freddezza dell'animo umano, la sua vocazione traballante, la magia, la storia e i miti della sua gente. Mentre l'apparato scenico, d'intorno, l'unico a rimanere immobile nel tempo e a sorvolare sulle miserevoli tragedie quotidiane con indifferenza assoluta, si tinge di una bellezza paradisiaca, con atmosfere fatate e una luce d'acquario che rischiara le albe disperate.