Nella nostra cultura tanatofobica, la morte viene rimossa per rifiuto e paura, oppure vista con curiosità morbosa in uno schermo piatto e asettico, che garantisce da essa la giusta distanza. In questi racconti la morte è sentita dall'autrice come un'esperienza vera, ironica, diversa, forte, improvvisa o annunciata; una realtà intima e personale che si trasforma nel sentimento del vivere e nell'urgenza espressiva del comunicare. Il tema della morte diventa "inno alla vita" e piacere di raccontarsi grazie a una prosa fluente e ammaliante.