Nella sua appassionata nota introduttiva, Giovanni Tumidei ci ricorda come siano stati presenti in Romagna «un sentimento di appartenenza che manteneva radici nel cuore dei suoi figli, una cultura apparentemente di grana grossa, schietta e non priva di una sulfurea raffinatezza: una Romagna terragna nelle viscere e nell'anima, anarchica prima che repubblicana, socialista o flebilmente cattolica». Di questa terra, il libro rappresenta idealità e caratteri in un racconto di particolare bellezza, in primo luogo per una lingua giocosa e dal rapido passo narrativo; in secondo luogo per la rievocazione di personaggi che sono nello stesso tempo attori da commedia e vittime dei vari e diversi drammi del vivere, prima di tutto alimentati dalla passione politica, mossa da una faziosità inemendabile. Grandeggia su tutti il protagonista, Furcòman, il socialista campione di non domati confronti con la vasta presenza dei repubblicani: un mondo nel quale domina l'Argia, la regale ostessa di questo covo di anticlericali pur in lotta tra loro. Infine, il senso dell'onore, la sua disposizione alla vendetta, l'eroismo persino, come Furcòman mostrerà al vertice della sua vita. Un racconto-epopea, in conclusione, sulla Romagna ardente di una volta (Roberto Casalini).