Tra ciò che resta degli archivi di famiglia alla fine della Seconda guerra mondiale, un discendente di Jean-François Demabry, marchese di Besançon, ritrova un manoscritto dell'avo, vissuto due secoli prima nella corte del Re di Francia. Alle pagine di questo diario il marchese ha affidato il racconto della propria vita in esilio e della particolare malinconia, il male dell'anima, che lo attanaglia. "Diario di un gentiluomo vaporoso" non è solo la descrizione della condizione del marchese di Besançon, bensì una riflessione sui disturbi psichici nell'età dei "vapori" e sulla vita delle corti settecentesche, con uno sguardo attento sulla condizione femminile del tempo.