"Un intricato intreccio (chiedo scusa per il gioco di parole) imperniato sul possesso di un quadro del pittore Alessandro Pomi, ma anche un romanzo storico, giacché la vicenda si svolge a Roma in un periodo assai cruciale: il biennio 1938-39. Fra i protagonisti niente meno che i dittatori Adolf Hitler e Benito Mussolini. Sarebbero necessarie molte pagine per chiarire cosa non è questo romanzo. Sommariamente, tanto per delimitare il campo: non si tratta dell'umanizzazione di un criminale. Volgano altrove la loro attenzione, quindi, i "cacciatori di revisionisti". A questi, per altro, è sempre concesso il non leggerlo. Occorre, in spirito di verità, dir loro che si perderebbero qualcosa. Nemmeno si tratta di un mero esercizio di esasperato anticonformismo. È certo Adolf Hitler uno dei personaggi principali: un Führer che si crede posseduto dall'arte, ma che alla fine vuole solo possederla. C'è qualcosa di farsesco e la valorizzazione della "libertà possibile" nell'astuta disobbedienza. Charlie Chaplin, quando girò "Il grande dittatore", disse: «Ritengo che se non possiamo ridere di Hitler di tanto in tanto, allora vuol dire che la nostra condizione è peggiore di quella che crediamo»."