Sullo scenario della chiusura di una grande fabbrica che ha deciso di "delocalizzare", inseguendo la logica "green", lasciando centinaia di persone con il culo per terra, senza nessuna possibilità di riscatto e senza nessuna speranza, seguiamo diverse vicende che si muovono in parallelo e si intersecano le une con le altre. Seguiamo quella di Annibale, operaio prossimo alla pensione che non accetta la resa incondizionata e la perdita di potere da parte della società civile. Seguiamo quella di Fabio, il figlio poco più che ventenne, anch'egli operaio nella stessa fabbrica, disilluso e senza obiettivi per il futuro, come molti altri ragazzi della sua età. Incontriamo Chiara, giovane neolaureata radical chic che aspetta un figlio da Fabio, si occupa di servizi sociali a favore degli immigrati, rea agli occhi degli operai di dimenticare le causa della gente della sua comunità. Conosciamo Mirco, un operaio che cerca una via di fuga attraverso il sogno di diventare autore di fumetti, usando una storia fantasy come metafora per raccontare le tensioni sociali che impregnano la sua realtà. Su tutto questo aleggia l'ombra di un corpo disteso in un fossato ai margini di una strada di periferia, di un piano scellerato finito male e di una pistola, con cui la storia si apre e si chiude. La pistola unisce le fila delle storie divise, ricuce la trama lacerata in un unico intreccio, drammatico e disperato. Una decisione non presa, tuttavia, ci regala un epilogo aperto. Le uniche pagine che descrivono una giornata di sole.