L'esistenza di un collegamento fra la nostra musica e quella dell'antico Egitto è già un valido motivo per conoscere quanto gli egizi sapevano dell'arte dei suoni e come la mettevano in pratica. Per meglio addentrarsi in questo campo, il saggio si apre ricordando i principi fisici della musica, entrando poi nello specifico. L'autore si è basato sui reperti archeologici, sulle immagini con le loro didascalie, sulla sperimentazione di modelli appositamente costruiti e ne ha evidenziato la tecnica di esecuzione, la resa sonora e il metodo usato per una corretta intonazione. Gli egizi individuarono gli intervalli fondamentali, costruirono empiricamente una scala musicale eptafonica, ossia una scala composta da una successione fissa di toni e semitoni, utilizzabile per comporre le più diverse melodie. La scarsa conoscenza della fonetica della lingua egizia, l'ignoranza della metrica e l'assenza di una notazione musicale non consentono di farsi un'idea esatta né dei ritmi né delle melodie usate per liturgie, canti e danze. Non sono mancate difficoltà sull'intonazione dei cordofoni, riscontrate anche negli analoghi strumenti greci, ma ciò diventa uno stimolo a proseguire nella ricerca.