Ennio Italo Rao convinto che le lingue siano i mattoni delle civiltà, studia la lingua parlata nel territorio, analizzandone tutte le sfumature e le coloriture. Da una tale analisi ne viene fuori un interessante studio sui vocaboli, sui costrutti sintattici, sulle regole grammaticali e sui detti del luogo che di esso sono manifestazione. Nella disamina di questi elementi, il lettore entra in contatto con un mondo bucolico e "genuino", distante dalla forte globalizzazione linguistica nell'ultimo secolo accentuata dall'operato dei mezzi di comunicazione di massa. In particolare, il lettore del luogo scopre di essere il "madrelingua" di una lingua antica, fondamentalmente latina, ma al contempo greca, francese, castigliana, catalana, araba, provenzale, normanna. Egli apprende che la lingua non è il solo mezzo con cui scambiarsi idee, informazioni e opinioni, ma rappresenta il modo di essere dell'uomo, il riassunto "parlato" della vita di decine di generazioni.