Era più piccola di Benito ma si comportava come una sorella maggiore, non si interessava di politica ma cercava di influenzare il potente fratello e pagò un prezzo altissimo per il cognome che portava: Mussolini. Edvige attraversa la parabola del fascismo come una comprimaria nell'ombra, eppure c'è sempre ed è a lei che il Duce affida nel 1930 i suoi preziosi diari. Esercita un forte ascendente sul dittatore, lo sa e se ne avvale non per indirizzarne le mosse, ma per perorare le cause di quanti si rivolgono a lei non potendo arrivare a Benito. L'uomo più potente d'Italia non riesce a dire no alla sorella, anche se nel privato sbuffa, persino con l'amante Claretta, per la sua invadenza (è assai diversa, per questo, da un'altra sorella vissuta nell'ombra, quella Paula Hitler con cui l'autore propone un intrigante parallelo). Rachele non la sopporta, è sempre propensa a immischiarsi in affari non suoi. Ha da ridire sul matrimonio della nipote Edda, e Benito alla fine è costretto a evitare ogni contatto tra la moglie e la sorella. La genuinità romagnola si avverte nel suo modo d'essere, ora estroverso ora pudico. È una provinciale e non può giocare a fare l'intellettuale anche se ambirebbe all'alta società dove parte della sua famiglia è entrata non per censo ma di forza, attraverso la politica in camicia nera. La sua storia privata ha sullo sfondo la grande storia: il fascismo, la dittatura, le leggi razziali e l'antisemitismo, il secondo conflitto mondiale, la guerra civile, la fine della guerra che per la sua famiglia e i suoi affetti si tradurrà in un bagno di sangue.