Verrà ottobre è una silloge intrisa di "distanza pandemica" e dell'auspicio di un nuovo inizio, in cui (ri)prendere un'esistenza libera, "normale", dove la normalità però non faccia più rima con "ordinarietà". L'orizzonte esistenziale e compositivo di queste poesie non è tuttavia colmato solo dalla congiuntura pandemica, ma questa è paradigma di ripensamento, poiché le "occasioni palingenetiche" della vita passano spesso dalle "strettoie" del dubbio, della paura. Il mese di ottobre, l'autunno, così diventano il tempo di una "seconda primavera" consapevole e matura.