Nel primo saggio che compone questo volume, "Lo spirito dello haiku", Terada esalta la qualità del componimento poetico breve, capace di evocare un mondo in poche righe. Quelli che agli occidentali possono apparire come semplici quadretti naturalistici sono in realtà il tentativo di tradurre in versi un'immagine, una sensazione fugace, risvegliando nella mente del lettore una serie infinita di associazioni. La rigorosa struttura formale non è percepita come un limite, ma come un dispositivo attraverso il quale affinare la capacità di percepire la natura e riflettere su sé stessi. Ne "I miei ricordi del professor Natsume Sôseki", Terada fa rivivere la figura del maestro, dagli anni di scuola fino alla sua morte. Sôseki non è soltanto il professore di inglese: è soprattutto la guida che lo accompagna nell'arte dello haiku e nella vita. È il confidente a cui chiedere consiglio nei momenti di sconforto e difficoltà, ma anche un intellettuale anticonformista, a tratti permaloso, capace di stimolare la curiosità e l'interesse degli allievi che lo circondano. Ne risulta un ritratto spontaneo e vivace, affettuoso e ironico insieme, di uno dei massimi scrittori giapponesi contemporanei.