In "un presente di cui vieppiù cogliamo la dimensione caotica, che quasi quotidianamente rinforza il nostro senso di smarrimento di fronte a manifestazioni del "disordine del mondo" fino a ieri imprevedibili, basti pensare agli allarmi recentissimi sulle applicazioni dell'Intelligenza Artificiale, la letteratura (e, in sovrappiù, la meditazione critica sulla letteratura) ci offre ancora degli strumenti per opporre al Caos le difese di una ragione che tanto più ci appare funzionante quanto meno rimuove le origini interiori del caos della non-ragione" (Giuseppe Traina, dalla Prefazione). Il "filo rosso" che lega questi saggi, dedicati a narratori italiani (Pellico, Bini, Settembrini, Capuana, Tozzi, Slataper, Sironi, Alvaro, Buzzati, Berto, Bufalino, Sciascia, N. Milani) è l'idea che "la scrittura rappresenti un espediente per cercare di dare forma al Caos, un modo di [...] arginare l'entropia che governa il mondo" (dalla premessa). Guarire il disordine del mondo (con titolo che strizza l'occhio a Bufalino) indaga la scrittura come phàrmacon, nella sua duplice accezione greca di 'rimedio' e di 'veleno'; e si confronta con i temi della morte e dell'angoscia, della guarigione e della malattia, della libertà e della reclusione fisica e/o psicologica, tramite un incalzante "corpo a corpo" con i testi letterari.