Domenico Ferla (1939-2021) fin da giovanissimo manifesta un particolare interesse per la letteratura che lo spingerà a compiere ricerche presso le biblioteche di tutt'Italia e a valorizzare autori tuttora considerati minori. La critica letteraria ufficiale, ancella del nuovo Stato italiano, aveva incoronato tre Vati: Carducci, Pascoli, D'Annunzio. Secondo Ferla questa operazione, non priva di forzature interpretative, fu motivata da esigenze di carattere squisitamente politico, in quanto queste tre "Corone" sembravano incarnare meglio le istanze patriottiche e risorgimentali. Ma il costo dell'affermazione d'un simile Parnaso fu l'annientamento del ricco panorama letterario italiano, a cominciare dal lascito di Leopardi. Di contro a ciò Ferla propone un Antiparnaso in cui sono rivalutati poeti, anche dialettali, eredi del classicismo illuministico e non allineati alla cultura ufficiale, come Rapisardi, Cesareo, Graf.