Siamo ancora artefici del diritto, o solo spettatori inerti di un ordine ormai al di fuori della nostra portata? Rispondere significa indagare due figure chiave della filosofia giuridica e politica del Novecento: l'osservatore e lo spettatore. Se con l'osservatore il discorso normativo disvela una dimensione razionale, positivista e partecipata, con lo spettatore il diritto mostra la sua natura passionale, "patetica" ed iconica. Ancora: se l'osservatore è sempre in grado di modificare ed incidere sulla realtà giuridica, lo spettatore può solo assistere passivamente ad un diritto che finisce per assomigliare ad una grande mise-en-scène. Il volume intende mostrare come la crisi della forma-stato e dei modelli di sovranità novecenteschi, insieme alla nascita della "società delle immagini", trovino proprio nello spettatore la forma di soggettività privilegiata per interpretare e de-costruire il diritto contemporaneo. Nell'epoca del "Barocco giuridico", in cui le forme della modernità sembrano piegarsi fin quasi a dissolversi come in un dipinto di Rubens o di Velázquez, chi decide nasconde sempre più il suo volto fra folle acclamanti, cieche e impotenti, e sguardi erranti e solitari di chi stenta semplicemente a riconoscere un nuovo ordine.