Giuseppe Catarinella, curando la ristampa anastatica del "De iustitia, et iure", commentario seicentesco del giureconsulto Donato Galasso, compie un importante lavoro di valorizzazione, ricco di interessanti risvolti scientifici. Accanto alla riscoperta di figure storiche, che nei secoli hanno garantito la centralità del territorio lucano nel panorama culturale italiano, v'è l'intuito di offrire agli specialisti alcuni spunti di riflessione intorno a inaspettati "percorsi intellettuali" che, pur nutrendosi di movimenti europei, sono stati trascurati dalla critica perché considerati non lineari rispetto alle tendenze comuni della propria epoca. E in effetti l'opera di Donato Galasso, partecipe senz'altro dei precetti dell'umanesimo giuridico elaborati originariamente in Francia, si pose in alternativa al modo tipicamente italiano d'intendere il diritto in età moderna, anticipando finanche nuove correnti di pensiero. In questo modo, passando in rassegna filologica testi della tradizione giuridica classica, l'autore diede il suo personale contributo a ridisegnare il rapporto tra giuristi e istituzioni, svolgendo un sottile ruolo di intermediazione politica, sociale e culturale.