L'opera affronta il tema della concorrenza nella regolazione dei mercati sotto il profilo della "competitività" degli ordinamenti dei vari Paesi, come risultante in concreto dalla qualità della regolamentazione adottata e dall'efficienza delle regole previste nelle singole discipline. Nell'analisi di tale tematica, il lavoro adotta un metodo di analisi empirico-comparatistico sul configurarsi della law in action per singoli istituti, che consenta di valutare, di volta in volta, i punti di caduta raggiunti nell'equilibrio tra concorrenza e regolamentazione. Dopo un esame delle modalità di garanzia costituzionale della libertà dell'iniziativa economica privata in diversi Paesi europei, al fine di comprendere se il grado di apertura concorrenziale dei singoli ordinamenti dipenda da tale garanzia apicale ovvero, piuttosto, dallo svolgimento che ne compie in concreto il legislatore ordinario, si passa ad analizzare, nell'ottica della competizione tra ordinamenti e dell'efficienza delle regole, la disciplina della passivity rule e della breaktrough rule in materia di offerte pubbliche di acquisto e la disciplina relativa alla realizzazione delle grandi opere infrastrutturali, quest'ultima stretta tra esigenze partecipative, interesse pubblico ed efficienza del procedimento. L'indagine si sofferma, quindi, sulla qualità della regolamentazione legislativa e dell'enforcement delle regole quale fattore primario di certezza giuridica e di buon funzionamento dei mercati, anche nell'attuale contesto di fonti oramai multilivello, con riferimento a taluni casi emblematici quali il diritto di squeeze-out dei soci di minoranza nelle società quotate, la disciplina dei requisiti degli esponenti bancari, la nozione di controllo "di fatto" nelle società quotate. Ne consegue, con riferimento precipuo alle peculiarità del contesto ordinamentale italiano, una serie di riflessioni e di considerazioni de iure condendo.