Parlare di libertà, un concetto a più dimensioni e a «rendimenti crescenti», rappresenta la sfida che caratterizza il nostro secolo, contraddistinto da profonde trasformazioni. Le regole del diritto e quelle dell'economia non rappresentano una limitazione della libertà, ma la costituiscono. Dunque, l'eventuale assenza di regole che fanno riferimento al diritto e all'economia altro non sono se non assenza di libertà, rectius presenza di una libertà, per così dire, formale. Queste affermazioni conducono a considerazioni di estrema rilevanza. Anzitutto, la questione non è più solo di diritto, ma di fatto e da quantitativa diventa qualitativa, incidendo nel merito nonché nel metodo del suo articolarsi. L'idea che sia importante non solo essere liberi di agire, ma anche avere piena consapevolezza di ciò che caratterizza le proprie scelte, informa la libertà come autonomia. Nell'odierna umana percezione la libertà appare largamente come il bene più alto, al quale tutti gli altri beni sono subordinati. Nella giurisprudenza la libertà dell'arte, della scienza, la libertà di espressione del pensiero hanno, tra le altre, sempre la preminenza su ogni altro valore morale. Nell'economia, la libertà prevede la possibilità di produrre, scambiare e consumare ogni prodotto o servizio richiesto, senza l'uso della forza e della coercizione. Valori che entrino in concorrenza con la libertà, che possano indurre a limitarla, appaiono come vincoli, come tabù, cioè come relitti di arcaici divieti e timori. Nella scala dei valori, dai quali dipendono l'uomo e la sua vita umanamente degna, la libertà appare decisamente come il vero valore fondamentale e come il diritto umano fondante.