Forse è una fuga, quella della commissaria Camilla "Milla" Sbragia. Dopo dieci anni passati a gestire i crimini più o meno gravi della Stazione Termini e sei presso la Sezione Reati a Sfondo Sessuale, è scappata dalla Capitale e dalle emicranie che il sovraccarico emotivo le causava. Si è fatta trasferire a Nemi, un paese di quasi duemila anime, arroccato su un lago noto soprattutto agli amanti del mito. A pochi passi dal borgo, un bosco, teatro di riti antichi e cruenti, sacro a Diana poiché dimora del suo amico Virbio. Un luogo che gronda sangue. E Milla lo sa. Dopo due anni di pace, infatti, un omicidio. Seguito subito da un altro. Entrambi sono probabilmente collegati all'ultimo crimine avvenuto nel paesino alle pendici dei Castelli Romani, risalente al 1945 e rimasto irrisolto. Milla sa che l'intuizione è al contempo un suo pregio e un suo difetto, ma è convinta che l'intuito conosca più della ragione, e l'esperienza più della gerarchia. Per questo decide di farsi aiutare dall'ispettrice Gigia Falanga, una poliziotta bella quanto scorbutica, che l'aiuterà però a salvarsi dalle ombre lunghe e minacciose del passato.