Ulisse (il padre) e Maia (la figlia) da due anni si sono trasferiti a Torino da Sestri Levante. Lui è un educatore psichiatrico, lei una liceale inquieta. La cui migliore amica, Samira, viene trovata morta in una via periferica. Maia non si dà pace e fugge di casa per scoprire che cosa sia successo a Samira, e Ulisse si mette alla ricerca della figlia. Finiranno in un giro di malavita che bazzica i bassifondi e gli infernotti, tra misteriose gallerie, ghiacciaie e cantine che sembrano catacombe. Intanto, in città gira voce di misteriose sparizioni tra i senzatetto, soprattutto ragazzine extracomunitarie dimesse da cliniche psichiatriche. Ma che c'entra la morte di Samira con tutto questo? La storia di una fuga tra i misteri di una città che nasconde troppi non detti. Perché Torino è ben più di una città: è un luogo della mente, un groviglio di tradizione, modernità e ataviche superstizioni. Certo, sono state scritte migliaia di pagine sui conflitti tra magia bianca e nera a Torino. Ma non è questo il punto. Perché non è mai stata la magia a essere pericolosa. Sono le persone. Il seguito di "L'educazione può uccidere". Un romanzo con due centri prospettici: quello del padre e quello di Maia, la sconvolgente voce in prima persona di un'adolescente costretta a confrontarsi con gli orrori della vita.