"Io, quando ci do dentro a bere, mi fermo fra trenta e quaranta. Sempre birra. Non mischio mai. Trenta o quaranta birre, ce n'è abbastanza - credo - per vedere il mondo a colori. Più di così, sarebbe un vizio, una droga, una brutta china..." Pur non disdegnando l'alcol il bizzarro protagonista di questa storia non è un poco di buono; è un "tipo di sinistra" in fondo, "che ai soldi non bada mica" - dice. Certo, le ferme convinzioni di questo filosofo da bancone sono messe a dura prova questa sera, la sera in cui, in una bettola, incontra "l'idiota" (un altro?): un tipo "sbronzo marcio", che si vanta di possedere un sacco di grana. È dal torbido - del malto e dell'animo umano - che Franz Bartelt (già premio Goncourt) attinge, in questo romanzo dalle tinte ambrate ma che l'ironia e uno spiccato gusto per l'iperbole impediscono di aderire completamente al genere noir; un fuoco d'artificio piuttosto, una barzelletta sporca forse, una fiaba nera tesa a suscitare sorpresa, umorismo e terrore. Un romanzo ancor più necessario di questi tempi, per ribellarsi alla censura della cancel culture e al livellamento dello stile ormai imperanti.