«Non credo facile stabilire quando le donne si siano messe a dipingere. Anche il caso marginalissimo di una monaca miniatrice è una pura ipotesi. Il Trecento fiorentino la respingerebbe, come suggestione diabolica. Magari carico di prole femminile, mai che un pittore pensasse a farsi macinare i colori da una figlioletta. Pensate: una Laudomia di Bicci, una Ginevra di Fredi? Vengono i brividi solo a pensarlo. E, per carità, nessun nome femminile fra i contemporanei di Pollaiolo, di Botticelli. Poi, sulla metà del secolo XVI, qualcosa cambiò. Certi padri cominciarono a vezzeggiare le loro bambinette, che, furbette, non tardarono a profittarne». Così scrive Anna Banti introducendo i dodici «ritratti» di altrettante artiste-donne - Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana, Fede Galizia, Elisabetta Sirani, Rosalba Carriera, Giulia Lama, Berthe Morisot, Maria Bashkirtseva, Suzanne Valadon, Marie Laurencin, Edita Walterowna Broglio, Vanessa Bell -, in cui, talvolta in poche righe fulminanti, riesce a far emergere, vivide, la loro arte e la loro vita.