«In principio, ovunque erano montanari». Con questo inizio fulminante Józef Tischner apre "La filosofia greca raccontata dai montanari polacchi", un racconto apocrifo dei protagonisti della filosofia antica trasportati tra le montagne del Podhale, nel sud della Polonia. Infatti «i greci non erano greci, bensì montanari, che facevano finta di essere greci». Così scopriamo che Talete, il primo dei filosofi, in realtà si chiamava Staszek N?dza di Pardalówka e «per via della noia si mise a pensare. Fu così che diventò un saputello». O che Aristotele (nato Tadek Pudzisz di Gronków) non si trovava mai quando serviva, perché amava sgattaiolare sulle rive del Dunajec a fare il pediluvio. Questi filosofi sono persone comuni - contadini, allevatori di pecore, taglialegna - che, come tutti gli esseri umani, dall'alba dei tempi sentono nella carne e nelle ossa le domande di senso, il richiamo all'assoluto: «Tu, uomo, non preferiresti essere tutto? Essere vento, acqua, abete, orso, sole, luna, erba, pino, montagne, vallate?». Un libro tenero e divertente, che però non si lascia liquidare con una risata: «Ciò che qui viene scritto non è una cosa leggera da essere ingerita, come acquavite dalla bottiglia. Si tratta di un seme, occorre tenerlo nel cuore e stare attenti a quando inizia a germogliare». Postfazione di Emidio Spinelli.