Il tema della nuova definizione della morte su base neurologica, in connessione a quello del trapianto di organi da soggetti in stato di morte cerebrale dichiarati cadaveri, è tornato negli ultimi tempi all'attenzione anche in Italia. Quantunque - a più di cinquant'anni dall'introduzione, con il Rapporto di Harvard, di quella nuova definizione - le voci di dissenso siano cresciute anche in ambito medico, vogliamo qui riproporre la prima grande critica fatta a quella definizione da un classico del pensiero filosofico del Novecento, nonché uno dei protagonisti dell'attuale dibattito bioetico: Hans Jonas. Quell'analisi, infatti, contiene in nuce tutti i problemi che sono ancora in discussione e li affronta con un linguaggio rigoroso, ma accessibile anche al pubblico di non specialisti, ed è significativo che essa sia al centro del documento del Council on Bioethics americano che riapre ufficialmente il dibattito sulla morte cerebrale.