Cosa direbbe un bambino alla sua mamma se potesse raccontarle vissuti, emozioni e bisogni, dal momento del concepimento alla propria nascita? Da piccolo seme in balia delle acque uterine, a germoglio che cresce e prende spazio nel grembo materno, dove respiro, voce e battito cardiaco della madre fanno da colonna sonora nel tempo sospeso dell'attesa. All'improvviso, un giorno, le acque iniziano a farsi agitate, le onde si susseguono e non si possono fermare. Il bambino si muove, verso un mondo sconosciuto, spaventato dalla separazione imminente ma fiducioso e parte di un flusso inarrestabile, dove il canto della madre fa da guida e da ponte tra il prima e il dopo, dal buio alla luce. Finalmente i due si incontrano, si guardano, si annusano, si riconoscono, non più due in uno ma ancora insieme. Ed ecco che il piccolino può abbandonarsi tra le braccia della mamma, saziandosi di tiepido latte profumato, ritrovando suoni e voci a lui familiari, sentendosi protetto, appagato, lieto. Il bambino, appena nato, invita la madre a fermarsi, rallentare, mettersi in ascolto, inebriandola di un amore delicato, che richiama carezze, parole sussurrate, contemplazione.