Nella storia il rapporto tra cattolicità e culture si è configurato in modalità molteplici implementandosi reciprocamente esuberando ora più l'una ora più l'altra. L'esito ha dato vita a quella pluralità di visioni che ancora oggi fatichiamo ad «ammettere» sia a livello ecclesiale che socio-ciulturale. Nel rapporto chiesa-mondo è forte (e a volte purtroppo preminente) ancora oggi un bisogno di determinare l'intra e l'extra obbligandosi quasi in un'alternativa aut-aut. Il fascicolo esplora, invece, un paradigma capace di valorizzare quell'intelligente mediazione tra cristianesimo (cattolicità) e culture in una comprensione reciproca e inclusiva (et-et) della varietà multiforme dei fenomeni che interessano entrambe. La fede non è più promotore o generatore di senso? Qualcuno pensa che la cultura europea e nordoccidentale stia meglio? Va superato tanto nella chiesa quanto nella società quell'eurocentrismo che tende ancora a «colonizzare» (e mortificare) ogni altra espressione della fede cristiana e delle culture d'altro genere. Direbbe papa Francesco che necessita un'«ospitalità» delle culture nella logica della «fraternità».