Il saggio spiega, attraverso un'analisi degli autori che hanno (ri)scoperto nella musica uno strumento per la formazione globale dell'uomo, come l'attuale educazione musicale scolastica trovi le sue origini nelle riflessioni pedagogiche del XVIII e XIX secolo. Esamina le metodologie "classiche" e "parallele" che hanno caratterizzato il XX secolo contribuendo in modo rilevante al superamento di musica come "arte per pochi eletti" a favore di una musica di e per tutti. Propone un approccio didattico attivo che, prendendo come riferimento la centralità formativa della voce nella scuola, si fonda sul fare musica in linea con una prassi pedagogica in cui la conoscenza della teoria non è un prerequisito. Infine, analizza le "nuove" frontiere educative suggerite dalla didattica creativa. Quest'ultima, basata sull'apprendimento esperienziale e sull'apprendimento riflessivo, prospetta interessanti quanto innovative pratiche sonoro-musicali libere da costrizioni e dal confronto tra "giusto" e "sbagliato" che coinvolgono anche le tecnologie informatiche.