Attraverso una rilettura critica della proposta filosofico-politica di Michel Foucault, il saggio affronta la spinosa questione del potere nel campo dell'educazione, concentrandosi sull'elemento spaziale dell'istituzione scolastica. In particolare, il saggio analizza la struttura architettonica scolastica e la sua relazione con la città post-moderna, definita come ipercittà - città dei flussi, città-rete, città-panico -, in cui l'educazione diffusa e libertaria diventa un'alternativa necessaria al sistema educativo tradizionale. Obiettivo della formazione, secondo l'autore, dovrebbe essere la creazione di un soggetto etico capace di sfuggire da ogni dipendenza e asservimento, in contrasto con l'homo consumens. Le domande che attraversano indirettamente il saggio - a che cosa educare? Come educare? Perché educare? - non sono poste in astratto, ma in stretto rapporto con l'attuale contesto storico-culturale, caratterizzato da una nuova concezione tecnocratica dell'anthropos, dalla selvaggia colonizzazione digitale che ha investito il mondo della scuola, del lavoro e delle istituzioni, e dallo sfruttamento a opera del capitalismo avanzato.