La messa in commercio di un farmaco; l'attribuzione del marchio di qualità ecologica ad un prodotto; l'assegnazione di una concessione di servizi o - ancora - l'erogazione di misure di sostegno economico alle imprese. Sono, questi, esempi di casi in cui - in ragione del progressivo dilatarsi delle aree di competenza dell'odierna Unione europea - le amministrazioni nazionali esercitano la propria azione nel prisma non solo del diritto interno, ma anche del diritto europeo, potendo di conseguenza dare vita a provvedimenti in contrasto con quest'ultimo. Benché oggigiorno quella del provvedimento "antieuropeo" sia una fattispecie alquanto ricorrente, rispetto a essa persistono non trascurabili incertezze dogmatiche. Allo scopo di ricostruirne lo statuto giuridico dal punto di vista sia sostanziale sia processuale, lo studio ha affrontato la tematica ancora in parte inesplorata del provvedimento antieuropeo, arrivando ad arguire come si tratti di un provvedimento «normale», cioè che muta essendo - per contro - unicamente la fonte di produzione normativa da cui promana il suo parametro di validità.