Nella cittadina di frontiera di Shinbone si fronteggiano i buoni e i cattivi, i piccoli agricoltori e i grandi allevatori, l'onesto e duro cowboy Tom Doniphon e il feroce fuorilegge Liberty Valance. A fare da detonatore arriva dall'Est l'avvocato Ransom Stoddard, formando due triangoli: uno di morte tra lui, Tom e Valance; uno d'amore tra lui, Tom e Hallie. Ma chi ha davvero ucciso Liberty Valance? Considerato al tempo un'opera minore, il terzultimo western di John Ford si impone in prospettiva come un grande classico americano, summa artistica ed estetica del regista, che qui realizza un riesame scettico della storia e della mitologia americana, portando al massimo grado la disillusione nel progresso e nella "civiltà" e la nostalgia per un passato non adulterato. Girato in un bianco e nero astratto e quasi privo di esterni, L'uomo che uccise Liberty Valance contiene, insieme, un breve trattato di politica, una dissertazione shakespeariana sulla libertà di espressione e un dilemma etico esplicito. Profetico nell'anticipare la perdita di fiducia pubblica nel governo e nel riconoscere la crescente brutalità della società americana (l'anno seguente il presidente Kennedy verrà assassinato), offre quell'impasto affascinante di legge e anarchia, solidarietà e prepotenza, valori comunitari e individualismo cinico, condito con l'esaltazione dello spirito indomito dei veri uomini, che è al centro di ogni grande western.