Nel cinema di Clouzot, antimanicheo quanto lo si può essere, la responsabilità non è mai attribuibile a un singolo. Di conseguenza, le persone, se inserite in situazioni inconsuete, possono apparire totalmente diverse da ciò che sembrano essere: si vedano la vigliaccheria di Jo (Charles Vanel) in Vite vendute, la colpevolezza di Vorzet (Pierre Larquey) nel Corvo, la debolezza di Stan (Laurent Terzieff) nella Prigioniera. Perfino il documentario su Picasso va inteso come un lavoro in fieri, volutamente privo di un punto di approdo definitivo. In fin dei conti, tutta l'opera del regista è una freccia lanciata contro l'ipocrisia. In qualche occasione accostato ad Alfred Hitchcock, un parallelo sostenuto da molti (tra cui Sadoul), piace riportare la dichiarazione di Clouzot stesso, che manifestava indubbia ammirazione per la formidabile tecnica del regista inglese: "Vi sfido a trovare un film di Hitchcock - tranne alcune parti dell'Ombra del dubbio - dove lui voglia dire qualcosa". Un libro raffinato e documentato che racconta e analizza con passione la parabola creativa di uno dei maestri della Settima arte.