Dopo "Un angelo alla mia tavola" e prima dell'acclamato "Il potere del cane", "Lezioni di piano" è il film che lancia Jane Campion tra i maggiori registi di rango internazionale. Una pellicola densa e potente, sulla riappropriazione del desiderio e della sessualità da parte di una donna scozzese di metà Ottocento, trapiantata in un contesto coloniale neozelandese governato dalle accigliate regole puritane del vecchio continente, lontane dai modelli di vita dei nativi. Pellicola ricca di riferimenti letterari, pur non essendo un adattamento, che affida alla musica un ruolo e una presenza strutturali come pochi altri film hanno saputo fare. Jane Campion firma, nel 1993, un film che, ancora oggi, è un unicum: femminile ma non femminista, innovativo nella sintassi cinematografica, nella scrittura e nelle intenzioni musicali. Uomini femminilizzati e donne mascolinizzate sono inquadrati dalla regista in una propria versione del romanzo gotico e d'appendice, in cui anche l'elemento erotico è forte e inaspettato: violento, viscerale, essenziale. Una visione che, a distanza di anni, rimane emotivamente intatta per finezza registica. Un film che sembra classico e romantico, ma che, in realtà, è il suo opposto.