"L'atteggiamento di Stepinac nei confronti degli ustascia sarebbe riconducibile ad una innata paura anticomunista, comune alla gerarchia vaticana, la quale era convinta che l'avanzare dell'U.R.S.S. nei Balcani e nell'Europa Centrale avrebbe costituito un immane flagello e prodotto la distruzione della civiltà cristiana. In tale contesto il patriota Stepinac accolse favorevolmente il nuovo assetto politico che innalzava la Croazia ad antemurale della cristianità. Nel primo anno del regime l'arcivescovo era probabilmente convinto che responsabili delle atrocità fossero gruppi isolati di ustascia, che non rispondevano a nessuno se non alla loro sete di crudeltà. Ma quando si rese conto che i suoi interventi cadevano nel vuoto e che alle formali rassicurazioni non seguiva alcun sostanziale mutamento di indirizzo, egli prese progressivamente coscienza della vera indole di Pavelic. Cominciò allora a denunciare pubblicamente la condotta del regime chiedendo buone relazioni con i serbi e vedendo in essi degli uomini e non delle bestie selvagge".