Massimo Raffanti - oggi scrittore per diletto - è stato uno dei primi italiani a cimentarsi con quelli che vengono comunemente definiti gli "sport estremi": dal paracadutismo al rafting e dall'arrampicata allo sci-alpinismo, passando per la subacquea, per il parapendio e per volo in mongolfiera. Nella sua esperienza pionieristica, in un continuo equilibrio tra rischio e adrenalina, ha cercato il contatto con la natura e trovato il proprio equilibrio interiore. Questo testo - che unisce le testimonianze dirette ai dettagli tecnici e i racconti personali alle riflessioni filosofiche - è un viaggio straordinario nelle discipline del coraggio, che l'autore introduce con queste parole: "quello degli atleti avventurosi non è un universo di pazzi o di fanatici, ma un elitario esercito di avveduti tecnici del rischio che - in questa realtà del tutto programmato e del comfort obbligato - sembrano sempre più attratti da una vita primitiva e selvaggia, di lotta o di contemplazione, a stretto contatto con le implacabili leggi della natura. Un ritorno agli antipodi - insomma - per un uomo moderno sempre più frustrato dalla sua pacata e civilizzata dimensione vitale".