Doug Scott (1941-2020), una leggenda dell'alpinismo britannico e internazionale, nel corso dei suoi quarant'anni di carriera ha raggiunto traguardi che sembravano oltre i limiti delle possibilità umane. In questa biografia, appassionante e documentatissima, li ritroviamo tutti, dall'Himalaya alla Nuova Zelanda, dalla Patagonia allo Yosemite, fino all'Alaska. Con un nodo centrale: le spettacolari imprese compiute tra il 1975 e il 1979, che vanno dalla conquista dell'inviolata parete sud-ovest dell'Everest insieme a Dougal Haston (culminata in una notte passata a 8750 metri in una buca nella neve) alla spettacolare ascesa al Kangchenjunga senza ossigeno, passando per l'Ogre, la montagna impossibile, scalata con Chris Bonington, l'altro mito dell'alpinismo britannico (Scott discese dalla vetta con entrambe le gambe fratturate). Al ritratto dello scalatore, ossessivo e ossessionato, Catherine Moorehead sovrappone il profilo personale di Doug Scott: un uomo riservato, contraddittorio, con una gioventù disordinata e tre matrimoni tempestosi, e giunto infine a una maturità, interiore e alpinistica, cui ha contribuito un interesse profondo per il buddhismo. E tutto questo senza dimenticare il suo impegno filantropico speso per tutta una vita in favore dei nepalesi: con la sua associazione Community Action Nepal, ancora molto attiva, ha fondato scuole e presidi sanitari nelle regioni più remote. Per le sue imprese, Doug Scott ha ricevuto il Piolet d'Or alla carriera, il terzo alpinista dopo Walter Bonatti e Reinhold Messner. Prefazione di Stephen Venables.