«Questo libro nasce dall'idea di fermare su carta pensieri affidati al web. Una sorta di raccolta epistolare del terzo millennio. Pagine di un diario che parlano di quotidianità e di futuro, di difficoltà e possibilità. Una riflessione sul senso della connessione non intesa come vita virtuale, ma come recupero di un dialogo tra discipline. La possibilità di restituire all'uomo una visione di sé come unità inscindibile. Corpo, mente e anima sono parti fondamentali di uno stesso individuo. La malattia e il dolore, paradossalmente, ci ricordano la nostra complessità e come ogni parte del nostro essere sia strettamente connessa l'una all'altra. Non si cura il corpo se prima non ci prendiamo cura della nostra anima. Coltivare le passioni, prendere consapevolezza del bello che abbiamo intorno, proteggere l'amore che ci circonda è il primo passo verso la guarigione. Emerge chiaro il concetto di cura, non inteso come attività strettamente medica, ma come principio umano. Citando Battiato, la cura è ciò che protegge l'uomo dalle paure, dai turbamenti, dalle ingiustizie, dagli inganni. È ciò che ci solleva dal dolore, sia esso del corpo o dell'anima. Emerge chiaro un nuovo concetto di tempo, un tempo recuperato, che la malattia ci restituisce. Un tempo per coltivare passioni, per dire ciò che non si è mai detto, per riflettere su ciò che davvero conta per noi. Un viaggio dentro l'anima alla scoperta di nuove possibilità. Un messaggio per quelli che Alberto chiama "fratelli delle stanze del sole". Quei fratelli che condividono l'esperienza del male nelle stanze della cura, le stanze che diventano officine di speranza, dove medicina e anima si incontrano e dialogano fra loro. Questo libro è un viaggio tra ironia e poesia, tra realtà e spiritualità, che mette in mostra tutte le sfumature della personalità di Alberto. A fare da sfondo a tutto la musica, una compagna di vita irrinunciabile. Le pagine si presentano come un dialogo aperto tra chi scrive e chi legge, come la partitura di una musica che si compie e si completa solo con l'incontro tra chi la scrive e chi, leggendola, la suona.» Chiara Raugi