In questo testo del 1931, il noto studioso orientalista Giuseppe De Lorenzo ripercorre la luminosa vicenda umana ed intellettuale di Giordano Bruno, traccia le linee essenziali della sua filosofia e ne descrive la tragica sòrte riportando testimonianze e documenti dell'epoca, come i resoconti degli interrogatorî presso il tribunale della Santa Inquisizione e la sentenza che lo condannò al rogo nel 1600 nella piazza di Campo dei Fiori a Roma. Del filosofo nolano De Lorenzo ammira l'acume e l'ingegno grazie ai quali concepì, primo tra gli occidentali, l'idea di numerosi altri sistemi solari e mondi, in ciò accostandosi alle visioni degli Indiani dell'antichità. Per l'autore, Bruno è esempio nobile del pensiero che diviene azione: non abiurando le sue idee al punto di accettare la pena capitale, il Nolano si erge universalmente quale martire della Verità contro l'oscurantismo.