Ci fu un uomo, nato in Sicilia, che osò sfidare il potere di Cosa Nostra. Il suo nome era Pio La Torre. Una figura storica dell'antimafia civile e politica e autore di vere e proprie rivoluzioni legislative. Figlio di contadini poverissimi e analfabeti, ancora bambino si ribellò alla famiglia e lottò per poter andare a scuola. Lo comunicò al padre in una calda giornata d'estate con quattro parole secche e fulminanti: "Voglio andare a scuola". Il padre buttò la zappa a terra e corse gridando verso casa: "Vuole andare a scuola! Non se ne parla. Lui dovrà fare il contadino come me, i suoi nonni e i suoi bisnonni!" Il dado era tratto. Pio aveva scelto. Aveva scelto la cultura come strada per il riscatto sociale. A diciassette anni si iscrisse al PCI. Esponente di primo piano del Partito, chiamato nella segreteria nazionale da Enrico Berlinguer nel 1979, presentò un disegno di legge, che ancora oggi porta il suo nome, che introdusse l'articolo 416 bis del codice penale. È il certificato di nascita della prima vera legislazione contro la mafia: la codifica del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. È da quel giorno che i magistrati possono istruire i processi di mafia. Con una lettera di Giorgio Napolitano.