"Come si può scrivere un'"autobiografia" non di se stessi ma di un'altra persona? Al massimo, si potrebbe scrivere una biografia. Ma questo può pensarlo solo chi è rigidamente ancorato alla logica secondo la quale "tu sei tu e non puoi esser un altro". È vero, non è possibile essere "gli altri" ma possiamo sforzarci di entrare nei loro pensieri e nel loro cuore, sia parlando di chi è presente, sia di chi non c'è più: ciò può avvenire solo attraverso un'alchimia magica, ovvero l'amore. Dante ha amato e odiato in ugual misura ma io, soprattutto, ho amato e amo Dante per un unico, fondamentale motivo: non conosco esempi più elevati di carità intellettuale. Dante non ha mai voluto tenere per sé ciò che conosceva e ciò che aveva capito; Dante aveva compreso che distribuire la propria sapienza arricchisce chi ne fruisce e non depaupera chi la dona. Questo grande amore per gli uomini - che talvolta si esprime, paradossalmente, attraverso l'odio - ha suscitato il mio amore per l'Alighieri: amandolo così profondamente, ho pensato che non fosse un esperimento impossibile far sì che io, nato 694 anni dopo, potessi far parlare lui attraverso me. Con quale risultato?" (l'autore)