L'epistolario di Alberto Cantoni con i nipoti Angiolo e Adolfo Orvieto, protagonisti del panorama letterario fiorentino di fine Ottocento e della prima metà del Novecento, costituisce una privilegiata chiave di accesso per approfondire la personalità e la dimensione narrativa e poetica dello scrittore mantovano. Nell'arco dei vent'anni che caratterizzarono la produzione maggiore di Cantoni, le lettere conservate presso l'Archivio contemporaneo Bonsanti del Gabinetto Vieusseux di Firenze non rappresentano, tuttavia, una semplice testimonianza della comunicazione familiare con il ramo fiorentino della famiglia. Gli interessi letterari dei nipoti Orvieto, di Angiolo soprattutto, ricoprono un ruolo di primo piano negli scambi epistolari e consentono di vagliare le coordinate della formazione del giovane letterato, delineando un quadro preciso della dimensione familiare di Alberto che lo segue e consiglia. Questo epistolario offre quindi la possibilità di osservare da dietro le quinte le fasi di allestimento dell'opera di Cantoni (romanzi, racconti, novelle, ma anche collaborazioni alle riviste dei nipoti come "Il Marzocco"?), opera collocabile cronologicamente nella seconda metà dell'Ottocento ma già proiettata verso il Novecento, grazie alle caratteristiche dell'impianto narrativo e al particolare approccio al testo, connotato da un umorismo che trovò in Pirandello un attento estimatore.